"La mobilità internazionale e l'arte del multiculturalismo"

di Giuliana Giorgio - Coach e Consulente Studio Santarsiero

Quali sono le caratteristiche di un manager multiculturale? Come può l'azienda contribuire attivamente al processo di espatrio? Ed aiutare il professionista nella delicata fase del rientro? Giuliana Giorgio spiega come rendere più agevole un trasferimento all'estero.
 
Quando un manager/professional si trasferisce all'estero perde i propri punti di riferimento abituali, vi è la sospensione
degli ordinari sistemi di relazione, l'uscita temporanea dalle reti sociali di appartenenza, il congelamento dei ruoli svolti nella quotidianità e la preparazione ad assumere una posizione diversa. In tale contesto è importante che l'azienda possa identificare quei candidati con skills personali più adatte ad affrontare questo cambiamento e le criticità legate a tale trasferimento anche nella sfera privata. Con l'aiuto di alcune semplici domande a Giuliana Giorgio, esperta di coaching individuale e di gruppo, proviamo a tracciare un percorso per rendere più agevole il trasferimento all'estero.
 
Quali sono le caratteristiche di un manager/professional multiculturale?
Il manager multiculturale ha radici in più di una cultura, ha skills che gli consentono di rivestire più ruoli in contesti differenti. Quali sono questi ruoli?
  • Riconosce opportunità per nuovi prodotti: il manager multiculturale ha sensibilità nei confronti di altre culture.
  • Ha consapevolezza culturale e curiosità: empatia e multilinguismo.
  • Integra gli outsider: ha comprensione e sensibilità verso il contesto.
  • Media con i superiori: ha consapevolezza semantica, fa da ponte per colmare le differenze tra controllate e sede centrale. Ha la capacità di passare da una cornice culturale di riferimento e da una modalità comunicativa all'altra.
In che modo un manager/professional che non ha queste competenze sociali e che si appresta a intraprendere una carriera internazionale può colmare questa mancanza?
  • Formandosi con colleghi "multiculturali" e rimpatriati; in particolare seguendo un percorso di coaching preferibilmente da coach certificati.
  • Ricevendo valutazioni periodiche da parte di uno specialista delle risorse umane che sia a conoscenza di competenze e skills dei multiculturali.
  • Formandosi su lingue e semantiche diverse.
Come si può in tale contesto definire l'azione di un intervento di Expat Coaching?
L'Expat Coaching aiuta a costruire un ponte tra il conosciuto e il nuovo. Il coach accompagna il manager/professional nel rafforzamento della propria capacità di dialogare con culture, ambienti e codici sociali diversi e ad identificare possibili ostacoli o difficoltà ad integrarsi in un ambiente nuovo.
 
Cosa può facilitare l'integrazione?
Identificare le problematiche specifiche dell'inserimento e trovare le soluzioni più adeguate per facilitare le procedure di adattamento, integrazione e relazione con l'ambiente sociale di riferimento. Questo vale anche e soprattutto per i familiari (se il trasferimento lo prevede). Ciò crea da subito un legame più forte con il Paese di accoglienza, creando abitudini e facilitando quelle consuetudini che sono legate alla quotidianità.
 
Ad esempio?
Dalla banale esigenza di risolvere questioni burocratiche (permessi di soggiorno, contratti di affitto-casa, procedure varie di acquisto) alle più complesse procedure di iscrizione/frequenza alle scuole; e più in generale quella gamma di accessi di integrazione nel sistema del Paese di accoglienza che riguardano la sfera del benessere e della socialità: iscrizione a circoli sportivi, partecipazione a eventi culturali, promozione di occasioni di incontro tra connazionali e non.
 
E per quel che riguarda l'aspetto professionale?
Il coach accompagna il manager/professional al raggiungimento di obiettivi professionali definiti con l'azienda in tempi relativamente brevi, contenendo e gestendo lo stress legato a tale cambiamento.
 
E per il manager/professional che rientra dopo un lungo periodo all'estero?
Quando il manager/professional rientra da un periodo lungo all'estero inevitabilmente risentirà di uno choc culturale di ritorno. Il challenge sarà per lui riscoprire la cultura, le abitudini e il modo di funzionare del Paese d'origine e gli eventuali cambiamenti avvenuti. Il coach lo incoraggia ad accettare lo "choc culturale di ritorno", riscoprire codici sociali e modi di lavorare non sperimentati da tempo in modo che possa reinserirsi in tempi brevi nel contesto professionale e sociale da cui è partito.
 
In che modo, quindi, si può strutturare l'intervento di un coach?
Nella prima fase il coach interviene, accompagnando il manager/professional in questo cambiamento, attraverso sessioni individuali o di gruppo, utilizzando strumenti di assessment (intelligenza emotiva, test e strumenti psicodiagnostici) lavorando su alcune competenze personali (consapevolezza di sé, padronanza di sé e motivazione) e competenze sociali (empatia e abilità sociali).
Nella seconda fase, il percorso affronta tematiche relative all'intelligenza multiculturale e si avvale di laboratori di sviluppo e di confronto di contesti professionali, modus operandi, comunicazione interpersonale, negoziazione e risoluzione di conflitti. Nella terza fase del percorso, infine, si consolidano gli apprendimenti e le competenze chiave acquisite, attraverso il coaching a distanza o attraverso sessioni di feedback strutturati. Per quel che riguarda il re-inserimento nel paese d'origine del manager/professional, si programmano interventi ad hoc o seminari interattivi dedicati a problematiche di choc di ritorno e di interventi di work-life balance rivolti anche a preparare il rientro in azienda in condizioni ottimali.
 
Le emozioni (e la capacità di esprimerle) che posto hanno nel successo di un percorso di coaching?
Le emozioni giocano un ruolo positivo nei processi decisionali, nella creatività e nella creazione di relazioni, fattori chiave per il raggiungimento di un obiettivo. Ad esempio, rafforzare la consapevolezza di sé e conseguentemente quella degli altri, ci porta a stabilire una relazione basata sulla fiducia nei confronti del proprio interlocutore e, più in generale, dell'ambiente che ci circonda. 
 
Un ricordo personale del suo primo periodo da expat?
Ogni trasferimento ha un suo specifico peso in termini di trasloco, adattamento, inserimento. Ma quello che non potrai mai portare con te è il suono e l'aria di casa, ovunque hai definito la tua casa, d'origine oppure da expat.