Se a “chiedere amicizia” è il Fisco australiano
di Caterina Palumbo
Ci sono casi in cui il fatto che i tuoi genitori decidano di iscriversi ad un social network, ti chiedano il contatto e poi inizino a fare un po’ di stalking fai da te, non ti sembra poi così male… sono i casi in cui a fare tutto questo è l’Agenzia delle Entrate!
Ne sanno qualcosa i contribuenti australiani che da qualche anno vivono l’incubo di poter ricevere la richiesta di “amicizia” da parte dell’Australian Tax Office.
Un funzionario del fisco australiano, intervistato da Andrew White per il noto giornale “The Australian”, ha dichiarato che, in caso di controlli fiscali in capo ai contribuenti, le autorità attingono a fonti pubbliche di informazioni, tra le quali appunto i post pubblicati sui social network.
Lo stesso funzionario ci tiene anche a sottolineare che “ovviamente non vengono svolte indagini nel caso in cui le persone si comportino in maniera corretta e dimostrino un atteggiamento di completa apertura e dialogo nei confronti delle autorità”.
Le operazioni investigative, infatti, continua l’intervistato, “vengono svolte solo nei casi in cui sia già scattato un campanello d’allarme”. Non si parte dunque dal social network. A questo punto viene naturale domandarsi: ma quali possono essere le altre fonti di informazioni per gli 007 dell’Australian Tax Office?
La risposta viene fornita un po’ più avanti nel corso dell’intervista: si tratta principalmente di scuole pubbliche e private, di istituti finanziari, di banche, di datori di lavoro, di compagnie di assicurazioni sanitarie, della motorizzazione, della Borsa ed di altre agenzie governative, obbligate a fornire questa tipologia di dati all’erario.
Queste operazioni hanno generato, per il fisco australiano, quasi 10 miliardi di dollari australiani di maggior recupero, pari a circa 7 miliardi di euro, nell’anno fiscale 2015/2016.
Il funzionario, ha voluto sottolineare l’importanza di dover continuare ad andare in questa direzione per supportare coloro che si comportano in maniera corretta, mentre invece vanno identificati e combattuti quelli che decidono di non farlo. Nel testo originale dell’articolo, viene riportato anche l’esempio di un caso reale: una famiglia della media società, nella quale il marito dichiara un reddito di 80.000 dollari, mentre la moglie dichiara un reddito di 60.000 dollari. La coppia, con tre figli, tutti iscritti in scuole private, sostiene un costo stimato di circa 75.000 dollari.
Facendo un confronto dei dati raccolti, è parso incongruente il totale del reddito dichiarato dal nucleo familiare, rispetto alle sole rette scolastiche dei figli. In aggiunta, dai registri delle autorità immigrative australiane, emerge che la famiglia ha fatto una settimana bianca in un resort di Whistler, in Canada, volando con cinque biglietti aerei di prima classe. Al suono del campanello d’allarme, gli 007 australiani, hanno fatto dei controlli incrociati, anche con i post pubblicati sui social network, ed hanno quindi decretato di proseguire nell’attività d’indagine del caso.
Al termine della sua intervista, tuttavia, il funzionario ha voluto anche precisare che l’Australian Tax Office non utilizza i social esclusivamente per le attività di controllo.
L’agenzia delle entrate australiana, infatti, è presente sui maggiori social network, come Facebook, Twitter, YouTube ed anche Linkedin e utilizza queste piattaforme per fornire informazioni, per pubblicizzare le novità di carattere fiscale e per proporre servizi innovativi per assolvere agli obblighi fiscali e contributivi.
“Negli ultimi anni abbiamo lavorato duramente per espandere la nostra presenza sui social network, in modo da fornire agli australiani un modo alternativo per accedere alle informazioni fiscali”.
Viene anche ribadito che dal luglio 2013 ad oggi l’Australian Tax Office ha raggiunto elevati standard di capillarità nella diffusione delle informazioni, coinvolgendo migliaia di individui ed aziende che interagiscono con la stessa tramite i social network.
Va da se una considerazione finale sul tema: meglio un genitore “impiccione” oppure un fisco molto “presente” ? A voi le considerazioni finali…