L'ESPATRIATO IMPRENDITORE

Raffaella Bossi Fornarini MD Passport Mip - Politecnico di Milano -  analizza le caratteristiche (e le potenzialità) di un espatriato che voglia raggiungere risultati concreti in un Paese straniero.
 
Un espatriato che voglia raggiungere risultati concreti in un Paese straniero ha caratteristiche molto diverse o molto simili a quelle di un imprenditore? In Passport da anni sviluppiamo cultura imprenditoriale e da un po' abbiamo capito che il "mindset" è lo stesso. Da questa base sono nati uno studio ed un percorso di rinforzo per quello che abbiamo chiamato l'espatriato-imprenditore: adrenalina pura!
 
Quali sono queste caratteristiche?
 
1. Il sapere che si sarà in difficoltà e si sarà messi a dura prova: il prepararsi al fallimento e alla ripresa. Nessun imprenditore si aspetta che la sua "venture" abbia vita facile. Spesso le difficoltà sono superiori alle probabilità di successo e non si sa mai se e come sarà possibile superarle: l'imprenditore ha però
sviluppato la capacità di reagire, resistere, amare la sfida. L'incerto che spaventa alcuni è per l'espatriato, come per l'imprenditore, una spinta vitale per trovare forze e soluzioni nuove. Lo shock culturale colpirà meno fortemente: l'espatriato, come l'imprenditore di successo, accetta le difficoltà, sa che lo porteranno a generare nuove idee e fonti di profitto.
 
2. Conoscere le proprie "benzine". Passioni e piaceri ci consentono di allontanare la tensione dalle sfide principali, ricostruiscono self-confidence, suggeriscono soluzioni alternative, un po' come in letteratura la chimica di Sherlock Holmes o le orchidee di Nero Wolfe: il cervello resta impegnato ma stacca dal caso intricato del momento, consente una tregua e una ricostituzione di energie e di forza. L'assassino si rivelerà attraverso la capacità degli investigatori di impegnarsi in sfide e soluzioni in campi diversi dall'analisi del crimine. 
 
3. Non avere alibi. Un imprenditore non direbbe mai che è colpa dei cinesi o degli svizzeri se lui non riesce a vendere il suo prodotto in quei mercati, come un medico non darebbe la colpa al malanno del paziente per non averlo saputo guarire, o uno sportivo vincente non incolperebbe le condizioni atmosferiche per una prestazione al di sotto della sua media. L'espatriato considera i tratti della cultura
ospitante come sfide da vincere attraverso lo sviluppo di nuove capacità, non ostacoli che un destino accanito si è divertito a mettergli sulla strada. 
 
4. Ispirare, creare una motivazione condivisa. L'espatriatoimprenditore è uno straniero che deve essere allenatore e ispiratore della sua squadra. La conoscenza profonda dei valori della cultura ospitante, e soprattutto la capacità di motivare e coinvolgere chi ha valori diversi, rappresentano una parte centrale della vita dell'espatriato, condivisa con gli imprenditori che guidano team di persone normalmente non imprenditori.
 
5. Il controllo dell'ambiguità e la conseguente capacità di rischiare e innovare. Su questo tema si veda l'articolo scritto in un numero precedente (numero 48 Maggio Giugno dell'IMJ di ECA) proprio sui temi della gestione del rischio nei casi di espatrio, nel quale si evidenzia che "l'espatriato opera più come un imprenditore che come un dipendente: è da questa ipotesi che abbiamo concepito un modello di sviluppo di competenze di Enterprise Risk Management legato alla differenza di cultura." 
 
Questi sono i tratti principali, condivisi fra imprenditori ed espatriati, che abbiamo rilevato nel corso di questi anni di studio della tematica e di erogazione di percorsi di formazione sui temi della gestione della differenza di cultura e della imprenditorialità. Ma se è così, si può formare un espatriato a rinforzare le sue energie imprenditoriali? La risposta positiva che noi in Passport diamo è basata sui successi concreti del percorso "Cultura Zero Alibi", nata da studi e ricerche su come trasformare gli alibi in condizioni al contorno, sul ruolo dell'epigenetica, della movimentazione di risorse per un obiettivo chiaro e importante per l'espatriato (come per l'imprenditore). Recentemente abbiamo sviluppato uno studio che ha coinvolto un numero elevato di manager espatriati, diversi fra loro per posizione, settore merceologico, seniority e scopo della missione all'estero. In tutti i casi di successo le persone si sono riconosciute nella interpretazione imprenditoriale del loro ruolo. Abbiamo quindi misurato il grado di "confidenza imprenditoriale" di candidati a posizioni all'estero che avevano partecipato al percorso formativo Passport "Zero Alibi per Espatriati" e lo abbiamo poi messo in relazione con la loro serenità di azione e le loro prestazioni concrete durante la loro  missione internazionale. In tutti i casi l'impatto del percorso sullo sviluppo di caratteri e comportamenti di imprenditorialità è stato sorprendente. "Ora – abbiamo detto scherzando con la direzione del personale in un'azienda – dobbiamo solo fare in modo che queste persone non decidano di fare l'imprenditore in proprio"…. o è proprio questa sfida quella che ci piace di più? Trasformare l'organizzazione in modo che resti un luogo privilegiato per realizzare imprenditorialità anche all'interno di paletti e confini culturali e operativi a volte in conflitto con lo sviluppo di corporate entrepreneurship. A
nche per l'espatriato-imprenditore, dunque, vale il consueto
augurio Passport alla differenza profittevole!