IL TREND DEI SALARY A DUE ANNI DALL'USCITA DALLA CRISI (2^ parte)

Kristopher Richer - Analista Fiscale di ECA International - presenta, attraverso il Salary Trends Survey, i principali dati rilevati nel 2013 e le prospettive per l'anno in corso. Nella seconda parte della survey le prospettive 2014.
 
Attraverso l'indagine sui trends salariali ECA ha chiesto alle aziende quali aumenti salariali sono stati concessi ai lavoratori locali durante l'anno 2013 e cosa intendono riconoscere per l'anno in corso. Nel 2013 i salari in tutto il mondo sono aumentati, in media, circa del 5,8%, (dato leggermente inferiore rispetto alle previsioni fatte, quando le società erano state intervistate l'anno precedente, per le previsioni 2013). 
Guardando avanti, nel corso del presente nuovo anno, la crescita salariale globale si prevede rimanga all'attuale livello del 5,8%. Tuttavia, nella gran parte dei Paesi si prevede che l'inflazione aumenti rispetto all'anno precedente. Se questa previsione dovesse essere confermata, e le società continueranno ad adottare un approccio cauto circa agli aumenti salariali, come indicano le loro previsioni, nel corso del 2014 gli aumenti salariali, in termini reali si aggireranno intorno all'1,8%, leggermente al di sotto della media del 2% del 2013. 
I lavoratori di Giappone ed Egitto, così come di Venezuela e Argentina, potranno subire una ulteriore diminuzione del loro potere d'acquisto, una volta tenuto conto del reale tasso di inflazione.
Sarà interessante vedere se gli aumenti previsti per il 2014 rimarranno ai livelli attuali o se diminuiranno come è accaduto nel 2013 (vedi tabella in pagina). Il grafico mette infatti a confronto alcune proiezioni sugli aumenti salariali fatte lo scorso anno per il 2013 con quello che è realmente accaduto. Si può vedere che le grandi economie dei Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) hanno avuto aumenti salariali maggiori rispetto a Paesi Europei, con debito elevato come Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna (PIGS). Mentre gli aumenti nei Paesi BRIC sono in media dell'8,6%, i lavoratori dei Paesi PIGS hanno assistito al lieve aumento del 2,2%. Tuttavia, nessuno di questi Paesi ha avuto aumenti maggiori rispetto alle previsioni. Infatti gli aumenti sono stati più bassi tranne che in Grecia e Spagna dove le previsioni sono state confermate. Si tratta di una tendenza che appare in tutto lo studio, con aumenti salariali nell'84% dei Paesi analizzati, allo stesso livello o a livelli più bassi di quanto previsto per il 2013. È possibile ipotizzare una correlazione fra questo numero così considerevole di Paesi che nel 2013 hanno avuto aumenti salariali inferiori rispetto al previsto e il rallentamento negli investimenti dovuto al fatto che i Paesi sviluppati hanno cominciato a ipotizzare una notevole riduzione delle disponibilità ad interventi di tipo economico sui salari per la possibile riduzione del cosiddetto "quantitative easing" (una delle modalità con cui avviene la creazione di moneta da parte delle banche centrali e la sua iniezione, con operazioni di mercato aperto, nel sistema finanziario ed economico, ndr).