L'ingresso dell'Iran nel mercato globale (di Marco Girardo Caporedattore della Redazione Economia del Quotidiano Avvenire e Coordinatore di Redazione IMJ)
L'accordo sul nucleare iraniano del luglio 2015 e la sua implementazione hanno portato sullo scacchiere economico l'ultima grande economia emergente ancora ai margini della globalizzazione. Con una particolarità che rende il nuovo scenario molto favorevole alle imprese delle economie sviluppate e, fra queste, anche a quelle italiane. L'Iran, infatti, ha già oggi infrastrutture, istituzioni, manodopera qualificata e spirito imprenditoriale che faranno probabilmente da volano a una forte crescita economica.
Le ripetute e recenti missioni in Iran di delegazioni italiane, culminate nella visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e di una nutrita rappresentanza di imprese, attestano che i rapporti bilaterali, storicamente privilegiati, stanno ripartendo con grande vigore. A Teheran, del resto, si susseguono da mesi visite di operatori e investitori occidentali, che con la rimozione delle sanzioni potranno accedere a un mercato vasto e ricco di opportunità. E sono ancora più numerosi gli interessi economici del Global South, di quei paesi che dalla Cina alla Turchia, dalla Corea al Sudafrica, non hanno mai interrotto i propri scambi commerciali con l'Iran.
L'Italia si sta comunque già muovendo in un'ottica di sistema. Sono state firmate quattordici intese bilaterali tra imprese e associazioni del sistema produttivo italiano e controparti iraniane. Gli accordi riguardano diversi settori e prevedono importi variabili da 20 milioni fino a 5 miliardi di dollari. Nel settore Oil&Gas, ad esempio, spicca il memorandum di intesa firmato da Animp con l'iraniana Apec. Dedicato alle tecnologie produttive dell'acciaio è il contratto firmato dalla Danieli Officine Meccaniche con Bisco Butia Iranian Steel per realizzare un impianto integrato del valore di 350 milioni di euro. Ai servizi per l'impiantistica energetica attiene invece il contratto tra Fata e ancora Bisco Butia (237 milioni di euro). Un'altra intesa prevede la fornitura, da parte di Dimensione SpA, di 30 unità ospedaliere mobili per 50 milioni di euro al Ministero della Salute iraniano, mentre il memorandum d'intesa firmato da Italtel con TCI riguarda invece la modernizzazione della rete di telecomunicazioni nel Paese mediorientale Il gruppo Marcegaglia ha concluso un'intesa per il rafforzamento della collaborazione con MSC-Mobarakeh Steel (per un valore di 450 milioni di euro) e Saipem ha firmato un Memorandum con Razavi per un progetto di sviluppo nel settore del gas del valore di 500 milioni di euro. Vale 20 milioni di euro un altro memorandum, quello tra Vitali e Kerman International Airport per l'ammodernamento della pista dell'aeroporto di Tabriz, mentre il gruppo IMQ e Fahame Engeneering si sono impegnati a realizzare interventi formativi su requisiti e standard qualitativi UE per le certificazioni di prodotto nel settore automotive.
Sistema Moda Italia, poi, ha concluso un memorandum per la collaborazione industriale e commerciale con la Tehran Garment Union e un accordo per lo sviluppo di nuove smart cities in sei località iraniane è stato concluso poi da European Engeneering con due enti iraniani del settore dell'edilizia civile. Tenova ha chiuso invece con Mandir un contratto da 1 miliardo di euro per impianti industriali dedicati alla produzione di pelleting per l'industria dell'acciaio. Infine, l'accordo quadro generale firmato da Belleli con Jahanpars per i settori energia e infrastrutture vale 5 miliardi di dollari.
Insomma: l'Italia punta a tornare ai livelli di interscambio da sette miliardi raggiunti nella fase pre-embargo, prima di perdere posizioni a favore soprattutto di Cina e India. A Teheran, infatti, c'è stato di recente anche Xi Jinping, primo presidente cinese in visita in 14 anni, che ha visto Rohani e siglato 17 intese. È logico che tutti guardino con interesse a un Paese che sfiora gli 80 milioni di abitanti (ed è previsto che la crescita demografica prosegua), con alti livelli d'istruzione – il 60% dei laureati donne – e una "fame" diffusa di beni di consumo occidentali. L'Iran ha annunciato l'acquisto nei prossimi anni di 400 aerei: un preaccordo (per 114) ci sarebbe già con Airbus. Idem per le ferrovie, dove russi, inglesi e francesi partono in pole, ma l'Italia può giocare le sue carte specie per i treni. E poi ci sono i porti, le energie rinnovabili, la meccanica, il medicale e l'agroalimentare. Sul boom dell'economia iraniana pesano tuttavia anche alcune incognite, prima tra tutte quella del crollo del prezzo del petrolio, che, se perdurasse, potrebbe imporre limiti di bilancio al governo di Teheran.